Un’idea di letteratura nella «Commedia»

Un’idea di letteratura nella «Commedia»

Por GANDOLFO CASCIO

Formato: ePub  (Adobe DRM)
Disponibilidad: Descarga inmediata

Sinopsis

Ora Lege Lege Lege Relege labora et Invenies. Mutus Liber Il titolo di questo saggio, Un’idea di letteratura nella «Commedia», vuole rimandare in modo pacifico al fondamentale volume di Gianfranco Contini che raccoglie i suoi interventi danteschi.1 Tale scelta è il tentativo, forse scapestrato, di saldare un debito con il gran filologo, giacché da quel libro ho appreso un metodo di lavoro; e sempre da lì si è sviluppato l’interesse per un tema centrale della Commedia: la letteratura stessa. È opportuno però precisare che l’intento della mia ricerca non è quello d’individuare o di discutere questioni metaletterarie,2 ché sono state già vagliate tanto e bene; lo scopo è invece quello di presentare in modo strutturato e coerente la concezione morale della letteratura – per l’appunto l’idea – espressa da Dante nel Poema sacro. Perché questa mia intenzione può tornare utile? Le ragioni sono essenzialmente due: la prima è che si vuole fare una controproposta a quelle ricerche che ultimamente con sempre maggiore vigore, e direi in modo insopportabile, hanno voluto indagare la Commedia adottando le metodologie più all’avanguardia o le prospettive più originali. Quasi sempre se ne rimane delusi a causa dell’inesperienza o della superficialità del commentatore; ancora peggio è constatare che c’è perfino chi prova a indirizzare con la sua «orazion picciola» (If. XXVI 122) il lettore più sprovveduto e fargli credere per autentiche delle invenzioni che confondono e distraggono. Tanto sperpero non ci ha detto nulla di veramente nuovo riguardo alla poesia, mentre svela parecchio dei mali della nostra epoca. La seconda motivazione nasce dal bisogno di ribadire che nella Poesia – in generale e, dunque, anche nella Commedia – la componente etica, per quanto se ne stia nascosta, va scovata e considerata (If. IX 62-64): O voi ch’avete li ’ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto ’l velame de li versi strani. Questo slancio edificante risulta difatti vantaggioso alla realizzazione lirica proprio quando riesce a confondersi con la forma, la struttura, la lingua e la fabula, altrimenti quello che ne rimane è una presuntuosa predica.3 Dante salda questi aspetti «per legame musaico» (Convivio I vii 14)4 dapprima in alcune liriche e poi, magari ravvedendosi, in modo gagliardo e cristallino nella Commedia. Come Lucrezio e Leopardi egli, tuttavia, non pretese di fondare un sistema teorico originale e perfetto, perché la sua operazione è portata avanti per sbrigare il destino didascalico dell’opera. Io, in conseguenza di ciò, mi compiaccio di riproporre una lettura che agevoli chi si avvicina a questo testo a tenere ben presente codesti principî.

GANDOLFO CASCIO