L’analisi finita e infinita

L’analisi finita e infinita

Ritradurre Freud dopo le OSF

Por Davide Radice, Sigmund Freud

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Sinopsis

L’analisi finita e infinita, più di ogni altro testo di Freud, pone il trattamento analitico, e la sua stessa persona, in rapporto col tempo. Due sono le questioni di spicco. La prima è se si possa abbreviare il trattamento. Freud riporta il caso clinico dell’Uomo dei lupi e il fallimento del tentativo di Otto Rank di abbreviare i trattamenti analitici appoggiandosi al concetto di trauma della nascita. La seconda riguarda la stabilità nel tempo degli effetti del trattamento. Freud riporta fra gli altri il caso clinico di Sándor Ferenczi, ma la trattazione si allarga ben presto al piano teorico, con il richiamo all’importanza del fattore quantitativo e ai concetti di alterazione dell’Io e di pulsione di morte. Scritto all’inizio del ’37, Die endliche und die unendliche Analyse si colloca su un crinale: dopo le due tremende operazioni chirurgiche a cui Freud fu sottoposto nel luglio del 1936, la valutazione diagnostica delle lesioni sul palato e sulla mandibola passò da “precancerose” a “cancerose”. Rivolto soprattutto agli psicanalisti, il saggio costituisce un lascito non più rinviabile con il quale Freud sollecita i suoi seguaci a prendere in considerazione la pulsione di morte, che dal 1923 sembra ormai dominare la sua vita, soprattutto nel rapporto che coinvolgeva la sua persona, il suo corpo e tutti i medici che a diverso titolo vi erano entrati a contatto. Una nuova traduzione si è resa necessaria per chiarire che “interminabile” non è “infinito”, che “termine”, “fine” e “conclusione” non sono per Freud la stessa cosa, ma anche per superare le resistenze di molti traduttori che hanno cancellato sintagmi come “nevrosi di vita” oppure hanno passato sotto silenzio le rimozioni di Freud e le tracce sintomatiche, rilevabili nel testo, di quanto stava vivendo in quegli anni. La presente edizione include il saggio “La scelta di Rank”, di Moreno Manghi.

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